sabato 15 novembre 2008

Il mio romanzo 'I NUMERI DEL FUOCO'

è acquistabile
presso Arion o Feltrinelli (anche, soprattutto, online) o Rinascita.
Conto sul passaparola.
E che per Natale ne regaliate più copie.
Quarta di copertina:
Una telefonata dall'aldilà salva l'archeologo Leon Gil da un disastro aereo. Leon sta pubblicando un libro sull'incendio di Roma del 64 d.C.
Per dimostrare che l'incendiario non fu Nerone, come si crede, ma il prefetto del pretorio Tigellino. Intanto, strani incendi vengono appiccati per il centro di Roma, mentre le misteriose telefonate dall'aldilà continuano.
Leon si ritrova al centro di un incubo, tanto da sospettare l'assurdo: il ritorno di Tigellino e dei suoi pretoriani.
Fra inseguimenti, flashback, sparatorie, schermaglie dialettiche, interventi di vecchie e nuove mafie fra Roma e la costa del Trapanese, si arriva al colpo di scena finale, anzi ai colpi di scena.
In appendice Il romanzo di Tigellino.
Una curiosità sorprendente...
Per anni ho pensato scherzosamente di essere la reincarnazione di Tigellino. Intendiamoci: io non credo a queste cose. Ma che ti vengo a scoprire giusto un mese dopo la pubblicazione del romanzo?
Che l'anagramma di PINO ELIO LIGOTTI
è esattamente
IO: TIGELLINO TIPO
Da non credere...

venerdì 14 novembre 2008

Mio omaggio in rima dantesca a Fabrizio De André

Non sei sepolto in un campo di grano.
Bello è pensarti polline fra dossi
dove fecondi rosa e tulipano,

vigile al sole a un coro d’ombre e fossi
a un raggio d’api a una dissolvenza
dei tuoi mille papaveri, i più rossi…
…………………………………...
Tutti morimmo a stento con l’arsiccio
d’un desiderio mai salpato. Vasto
è il mare. E l’ansia è questo porto riccio,

questo essere diversi per contrasto
col mondo che bonaccia rende bava
questo dissidio fra il mondo ch’è guasto

e un ritmo leggerissimo di giava.
La città vecchia, il vecchio professore
che finge la sua notte notte brava…
………………………………
Il ricordo del padre. Un giorno avresti
detto: Non so né dove o come o quando
ma vorrei rivederne gli occhi i gesti

e il sorriso. Utopia di contrabbando
e, se utopia mai fosse, tu magari
la nutrivi eversiva calcolando

di spiazzare per giunta i calendari
del potere. Lui, se ricicla tutto:
bombe sbadigli borghesucci vari,

nulla può col fantastico che è frutto
d’un desidero estremo e n’è corolla
fuori dal tempo. Quando si fa brutto

poi importante è fuggire dalla folla
televisiva, dal martellamento.
Agli altri sembri snob nelle midolla?

Tu lo sei, perché il gusto è isolamento,
isola del vaquero. La Sardegna.
Isola del sequestro. Dove il vento

dell’Hotel Supramonte arde e consegna
la libertà a banditi pellerossa
figli d’un temporale spaccalegna.

Libertà dolce vino delle ossa
libertà gratis come la tristezza
ha il prezzo amaro d’un riscatto: possa

riscattare la vita e la bassezza
dei veri sequestrati. Non c’è legge
più aspra d’un perdono senza asprezza.

Fu il tuo pedaggio francescano a un gregge
di umanità recinta, ma i relitti,
gli scarti della terra, i fuorilegge,

restavano il tuo mondo, e gli sconfitti
(Marinella, Suzanne). E tu perfino
avevi il segno doc dei santi guitti…
…………………………..
Anime salve, e nomadi che slomba
la vita, quei rifiuti di risacca
abbaglianti e diversi. Un faro piomba

su Princesa. E’ la pecora, è la vacca.
Un maschio alle sue natiche si appende,
ma il cuore travestito di baldracca

squilla di luce e tutto qui si arrende.
Un modo ci deve essere di vivere
senza dolore senza reprimende.

La maggioranza? Sta. Ma non sa scrivere
d’avere in odio l’odio. Ed è un pianeta
che riesce a malapena a sopravvivere

a darsi fiato ossigeno una meta
da inventare. Giriamo a non finire
a vuoto: storia e specchio del poeta

che s’è spiato illudersi, fallire,
ed abortire i figli come i sogni.
Uno specchio di neve ove smentire

la nostalgia ridicola per ogni
passata del ricordo. L’inquietudine
è il meno necessario dei bisogni.

Ma la misura esatta della gratitudine
pota le croci dentro i cimiteri.
Il fiore sacro della solitudine

lo hai coltivato. I mastri giardinieri
ti sono grati. I poeti in assoluto.
Anche quando le viole dei pensieri

sbocciavano all’amore. Ma perduto.